LA RIVOLUZONE DEL FREE JAZZ DELLA BLACK MUSIC

Finalmente in lingua italiana il classico sul free jazz degli anni Sessanta e Settanta della grandissima fotografa e storica del jazz Val Wilmer

VAL WILMER

La musica. Importante quanto la tua stessa vita.

La rivoluzione del Free jazz e della Black music

Con una nuova prefazione di Richard Williams, che ha suonato la tromba, tra gli altri, con Charles Mingus, Yusef Lateef, Duke Ellington, Gil Evans e inciso per la Blue Note, Impulse!, New Jazz, Riverside e Atlantic.

© 2024 Shake Edizioni

www.shake.it

prezzo al pubblico € 25,00

disponibile in libreria e nei negozi online

“Il capolavoro sulla storia del jazz.” BBC Radio 3

“Il miglior libro sulla black music.” The Guardian

“Questo libro mi ha salvato dall’idea di mollare tutto… i jazzisti di cui Wilmer scrive mi hanno fatto capire come progredire musicalmente.” Viv Albertine – The Slits (gruppo punk femminile 1977)

Finalmente in lingua italiana il classico sul free jazz degli anni Sessanta e Settanta della grandissima fotografa e storica del jazz Val Wilmer. Questa è l’avventura della generazione di rivoluzionari che è riuscita a fare della propria arte la vera avanguardia della cultura americana. John Coltrane, Ornette Coleman, Albert Ayler, McCoy Tyner, Sun Ra e molti altri nel loro vero contesto politico, sociale ed esistenziale. Un’epoca di straordinaria innovazione e sperimentazione che continua a ispirare anche i musicisti di oggi.

Con una nuova prefazione di Richard Williams, che ha suonato la tromba, tra gli altri, con Charles Mingus, Yusef Lateef, Duke Ellington, Gil Evans e inciso per la Blue Note, Impulse!, New Jazz, Riverside e Atlantic.

Il free jazz è sempre stata una musica scomoda. Quando Coltrane trasformò My Favorite Things – una canzone da musical di Broadway – in un urlo di trenta minuti che lacerava ossessivamente le strutture della struttura musicale convenzionale, o quando Albert Ayler ribaltò Summertime di Gershwin alla ricerca di qualcosa di più profondo e con una risonanza emotiva più oscura, la risposta generale fu l’indignazione. A differenza dei molti critici che espressero il loro disgusto e quasi con risentimento, Val Wilmer capì da subito che quei musicisti non erano apostati o eretici, ma gli straordinari innovatori di una importante, nuova fase della black music.

La musica, importante quanto la tua stessa vita è una frase emblematica di McCoy Tyner, che ben rappresenta lo spirito che anima questo libro, il primo e approfondito resoconto che sia mai stato scritto sulla rivoluzione musicale passata alla storia come free jazz. E di quella straordinaria stagione l’Autrice racconta le aspirazioni politiche, umane e musicali, aggregando con sapienza i materiali emersi nelle sue lunghissime interviste con tutti i protagonisti.

L’AUTRICE

L’inglese Val Wilmer (1941) è considerata una delle più grandi fotografe di musica al mondo nonché critica e giornalista musicale. Fin da giovanissima, ascoltando le registrazioni di classici come Fats Waller e Bessie Smith, sviluppò uno stretto rapporto con il jazz. A 17 anni un suo primo articolo sul cantante blues Jesse Fuller fu accettato da “Jazz Magazine”. Militante femminista e supporter del Black Liberation Movement, iniziò a scrivere regolarmente per “Down Beat”, “Melody Maker” e le altre maggiori riviste del settore. A questi articoli unì ben presto le sue capacità di fotografa, illustrando i suoi testi con le immagini dei musicisti non solo sul palco ma anche nella vita quotidiana. Ha ritratto centinaia di artisti a partire da Louis Armstrong, John Coltrane, Duke Ellington, Miles Davis, Muddy Waters, John Lee Hooker e tutti i maggiori cantanti blues, e poi Aretha Franklin, Big Mama Thornton, Esther Phillips, Supremes, per passare a Bob Dylan, Jimi Hendrix, Yardbirds, Beatles, Rolling Stones, e documentando anche eventi storici come il concerto dei Clash al Rock Against Racism carnival ad Hackney nel 1978.

I suoi lavori fotografici sono presenti nelle collezioni della National Portrait Gallery, al Victoria and Albert Museum di Londra, l’Arts Council of Great Britain Collection, alla Smithsonian Institution, presso il Musée d’Art Moderne di Parigi, al Fotografiska Museet di Stoccolma e il Schomburg Center for Research in Black Culture, presso la New York Public Library.

Tra i suoi altri libri, Jazz People (1970), il libro fotografico The Face of Black Music e l’autobiografico Mama Said There’d Be Days Like This. Ha fatto parte del comitato editoriale del The New Grove Dictionary of Jazz, in cui ha scritto 63 voci e ha stilato 35 articoli per l’Oxford Dictionary of National Biography.