Rassegna di drammaturgia Paesaggi possibili – seconda edizione al LAC di LUGANO

La drammaturgia contemporanea è protagonista al LAC con la seconda edizione
di Paesaggi possibili, che dal 22 novembre al 12 dicembre presenta otto spettacoli di

ispirazione e temi diversi, accomunati dalla qualità della scrittura scenica.
All’interno della rassegna si inserisce anche Extra Time Plus con i lavori di giovani artiste

svizzere; il progetto riunisce far° Nyon, Südpol Luzern, LAC Lugano Arte e Cultura per
incoraggiare gli scambi tra le scene emergenti elvetiche.

La rassegna si apre sabato 22 novembre alle ore 20 al Teatro Foce con Come trattenere il respiro
della drammaturga inglese Zinnie Harris, per la regia di Marco Plini. Una sorta di revival al femminile
del Faust in cui la protagonista attraversa le contraddizioni del nostro sistema di vita, in una favola
nera dai contorni ferocemente comici. La storia racconta di una donna, Dana, che una sera fa l’amore
con uno sconosciuto. Un uomo strano, inquietante, che dice di essere il diavolo. Da quel momento, la
sua vita cambia. Si trova ad affrontare – assieme a sua sorella Jasmine – un’avventura catastrofica:
un allucinante viaggio dal cuore dell’Europa fino ad Alessandria d’Egitto. Accompagnate da uno
strano e premuroso bibliotecario che propone manuali per ogni evenienza, le due donne attraversano
un mondo che si sta sfaldando, che sta crollando su sé stesso, in una sistematica inversione di ogni
regola e di ogni certezza.

Sabato 29 novembre alle ore 18 in Teatrostudio le artiste svizzere Flavia Papadaniel e Diane Dormet
presentano la prima tappa del loro progetto, Doris (Work in progress) un’esplorazione della materia
stessa del gesto e del suono, con l’obiettivo di offrire al pubblico un’esperienza profonda di
consapevolezza: non solo su ciò che osserviamo, ma su come costruiamo e interpretiamo quello
sguardo. Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, Doris, una casalinga, viene filmata nel salotto di casa
sua durante un’intervista con Gregory Bateson, ricercatore interdisciplinare, nell’ambito di uno studio
sulle interazioni umane. Questi diciotto secondi di colloquio – oggi scomparsi – daranno origine a
un’abbondante letteratura scientifica. I gesti e i comportamenti di Doris vengono analizzati con
minuzia, attraverso il filtro di pregiudizi culturali e sessisti propri dell’epoca, i cui echi risuonano
ancora oggi.

Martedì 2 dicembre alle ore 18 in Teatrostudio la giovane artista basilese Annina Polivka firma regia
e interpretazione di Confession, un solo che accompagna il pubblico in un viaggio interiore: un
attraversamento sonoro del passato, del presente e di un futuro immaginato. Come sopportare il
peso dell’esistenza quando ogni nostro passo sembra riportarci inesorabilmente alla lenta distruzione
del pianeta? Nella solitudine di una stanza d’albergo, apparentemente isolata dal mondo, una giovane
donna cerca di rispondere a questa domanda fatidica. Si scollega dall’esterno per ripiegarsi su sé
stessa, decisa a riemergere solo quando si sentirà pronta.
Con Confession, Annina Polivka crea uno spazio di tregua, dove, anche solo per un istante, si può
ancora credere, forse ingenuamente, che tutto possa sistemarsi. Un luogo dove affiora la fragile
speranza di una riconciliazione. Il tutto con umorismo, delicatezza, sensibilità e un raffinato senso del
dettaglio sonoro.

Dopo En Abyme e Il grande vuoto, presentati nelle scorse stagioni, la regista e autrice romana
Fabiana Iacozzilli torna in Sala Teatro martedì 2 e mercoledì 3 dicembre alle ore 20 con il suo ultimo
lavoro Oltre – Come 16+29 persone hanno attraversato il disastro delle Ande, ispirato alla
tragica vicenda del volo 571 dell’aeronautica militare uruguaiana che, il 13 ottobre 1972, si schiantò
sulle Ande con quarantacinque persone a bordo. L’aereo trasportava la squadra di rugby Old

Christians Club, insieme ad amici e familiari, in viaggio da Montevideo a Santiago del Cile. Tra i
passeggeri, solo uno non aveva alcun legame con il gruppo. Allo schianto sopravvissero in ventinove,
ma dopo settantadue giorni di attesa e lotta contro l’altitudine, il freddo e la fame, furono soltanto
sedici a essere tratti in salvo. Il 22 dicembre 1972 il mondo apprese con sgomento che i
sopravvissuti si erano nutriti dei corpi degli amici deceduti. Frutto di un attento lavoro di ricerca, con
interviste ai superstiti e ai loro familiari, lo spettacolo firmato da Fabiana Iacozzilli e Linda Dalisi
indaga le profondità del corpo e della resistenza umana, attraverso un dispositivo scenico di forte
impatto visivo: marionette ibride ispirate alle figure filiformi di Giacometti. Questi puppets, evocativi e
perturbanti, collocano la narrazione su un piano metafisico, restituendo tutta la carica spirituale e
misteriosa che permea la vicenda. Uno spettacolo intenso che, intrecciando teatro di figura e
testimonianze dirette, interroga il limite, il sacrificio e la possibilità della sopravvivenza.

Giovedì 4 e venerdì 5 dicembre alle ore 20:00 in Teatrostudio Francesca Sproccati, artista svizzera
attiva nell’ambito delle arti performative, torna al LAC con un lavoro in cui (si) domanda cosa significa
“resistere” oggi al capitalismo limbico occidentale, alla manipolazione delle emozioni umane ai fini del
consumo ininterrotto di beni e relazioni, all’emergenza di forme sempre meno celate di fascismo.
Con Venir meno, Sproccati invita a entrare nel palazzo di Hypnos, dio greco del Sonno, e a
immergerci come corpo collettivo nel buio. Da questa postazione, lontana dalla vista e connessa agli
stati più profondi dell’essere, emergono due figure cangianti. A volte li si potrebbe scambiare per
visioni dello spesso Hypnos, che, addormentandoci in eterno, ci libererebbe dal lavoro, dalla
competizione, dall’esaurimento a cui la società della performance ci costringe; altre volte questi
mutaforma sembrano assumere le sembianze e le intenzioni di Battista, il bisnonno partigiano di
Francesca, che ha contribuito a liberare l’Italia dai fascisti, incarnando quell’energia di lotta e
resistenza collettiva contro le ingiustizie del mondo. In questo ambiente immersivo, i performer si
raccontano attraverso musica dal vivo e innesti testuali.

Dopo il debutto al FIT Festival nella scorsa stagione, Elena Boillat torna al LAC (Sala 4)
venerdì 5 e sabato 6 dicembre alle ore 18 con l’atto performativo Partiturazero, frutto di una ricerca
che indaga i molteplici tentativi di liberare il linguaggio dal peso dei significati, avvalendosi del potere
vibrante ed energetico del corpo-voce. In questo lavoro, l’artista multidisciplinare e performer italosvizzera esplora il suo stesso apparato fonatorio per portare alla luce una fisicità respirante e sonora
immersa in uno spazio ogni volta scarnato, spogliato e pieno di silenzio.
Ispirata dalla struttura della forma-sonata e da quella di alcuni rituali, Boillat compone ed interpreta
una partitura a partire dalle reminiscenze sonore che la abitano: resistenza fisica e flusso del respiro
vengono utilizzati per generare un’emissione vocale estrema (alternando risuonatori e canto
disfonico) in contrasto con il lento susseguirsi e il dilatarsi dei movimenti e degli attimi di quiete.


Autore e regista argentino tra i più importanti del panorama internazionale contemporaneo, Rafael
Spregelburd porta in scena sul palco della Sala Teatro sabato 6 e domenica 7 dicembre alle ore 20
una Cassandra contemporanea, in un confronto serrato tra razionalità e profezia, tra causa ed effetto,
ordine e delirio. Diciassette cavallini si impernia sul mito di Cassandra, affrontato in due tempi
diametralmente opposti. La prima parte, L’Oracolo invertito, è “apollinea”, legata alla figura del dio
Apollo e a una struttura drammaturgica convenzionale, e vede protagonista una Cassandra moderna
che afferma di poter prevedere le disgrazie future, mentre il suo psicanalista cerca di smontare ogni
sua certezza. La seconda parte, I diciassette cavallini, è invece “dionisiaca”, dominata dal delirio del
dio Dioniso: gli attori costruiscono un gioco teatrale che si sviluppa al rovescio, per cui il pubblico
assiste prima agli effetti, per poi ricostruire a ritroso le cause. Questa struttura ribaltata, realizzata in
una coreografia in 17 movimenti – come il numero di soldati che escono dal ventre del cavallo di
Troia – dà vita a un’ipotesi poetica: trovare risposte a domande ancora non espresse.

Spregelburd rifiuta la tradizionale consequenzialità causa/effetto, proponendo invece una
drammaturgia che assuma le forme di causalità complessa che regolano la nostra vita. La tragedia,
intesa come linea retta verso la distruzione, diventa così uno strumento per accedere al presente, per
indagare spazio e tempo nella loro realtà non lineare, per confrontarsi con tutti gli eventi catastrofici
che collidono ogni giorno con l’apparente unidirezionalità della vita.

Giovedì 11 e venerdì 12 dicembre alle ore 20 al Teatro Foce la compagnia teatrale indipendente
I Gordi porta in scena Note a margine, uno spettacolo che infrange un tabù ancestrale, liberando la
veglia funebre dalla solennità imposta dal rito per farne emergere la dimensione più autenticamente
umana, con esiti comici e disarmanti: perché la vita, persino nella tragedia della sua fine, resta una
forma di commedia. In scena una bara aperta, alcuni paramenti e qualche visitatore. Così la veglia
funebre diviene un’ultima tragica commedia della vita. Nei rituali la morte deve sembrare un riposo, il
defunto ancora presente, il dolore unanime e la cerimonia aderente alle ultime o presunte volontà.
Ma queste premesse si infrangono sempre contro le diverse verità dei congiunti, gli imprevisti,
l’impaccio e i differenti modi di affrontare un lutto. C’è chi beve una birra con il morto, chi risponde al
telefono, chi piange disperato, chi non riesce proprio a piangere…

Informazioni e prevendita
Biglietteria LAC
Piazza Bernardino Luini 6
CH–6901 Lugano
Orari d’apertura
Ma–Ve: 11:00–18:00
Sa–Do: 10:00–18:00
+41 (0)58 866 4222
www.laclugano.ch